Clamorosa vittoria di Naomi Osaka ad uno US Open infuocato da polemiche arbitrali con Serena Williams in lacrime e festa rovinata.
US OPEN: vince Osaka, furia Williams . La ricorderemo a lungo questa finale dello Us Open 2018 e la ricorderanno anche i suoi protagonisti: Naomi Osaka , vincitrice a sorpresa, Serena Williams , preda di una crisi di nervi innescata, diciamo così, da decisioni arbitrali da valutare e, non ultimo, il signor Albert Ramos, giudice di sedia sotto i riflettori del pubblico presente e non.
Perché, e ci dispiace dirlo, le scelte arbitrali del Signor Ramos hanno condizionato lo svolgersi dell’incontro. Non stiamo, badate bene, dicendo che la Williams avrebbe vinto, ma che un pò più di tolleranza nell’applicazione del regolamento avrebbe, forse, placato gli animi.
Vediamo i fatti: Serena Williams, in difficoltà con una Naomi Osaka praticamente perfetta, riceve un warning dal giudice di sedia che la colpevolizza per i suggerimenti arrivati dal suo box.
Serena sostiene di non aver visto nulla e, dopo di che, il gioco prosegue.
Intanto il video ci mostra l’allenatore della Williams, Patrick Mouratoglou, che indica chiaramente a Serena di scendere rete per poi annuire col capo in segno di approvazione; non è chiaro se la Williams lo abbia visto, ma, di fatto, lo stesso francese ammetterà al termine della partita di aver compiuto il gesto, ma di non aver ottenuto nessun avvertimento dall’arbitro come di norma succede in questi casi. (prima richiamo e poi warning)
Dopo il :”Non ho mai imbrogliato, preferisco perdere che vincere imbrogliando” pronunciato da Serena, arriva il secondo warning.
Siamo nel secondo set e la Williams riesce, finalmente, a brekkare l’avversaria che, però, non cede e controbrekka nel game successivo. Gesto di stizza dell’americana e racchetta che, dopo un colpo a terra, si piega in più parti. Arriva, dunque, il secondo warning, questa volta per racket abuse, più un 15 di penalizzazione per, come si direbbe nel calcio, somma di ammonizioni.
A questo punto scatta la follia Williams. Serena è visibilmente nervosa, si lamenta con Ramos e al cambio campo perde nuovamente il servizio. Il tabellone dice: Osaka avanti per 6/2 e 4 giochi a 3.
Serena si accanisce verbalmente nei confronti dell’arbitro dicendo che pretende delle scuse per il primo warning poiché, a suo dire, il coaching non c’è stato dal momento che lei non ha mai guardato in direzione del suo box. L’arbitro rimane fermo sulla sua posizione: “Ho applicato il regolamento” e la Williams chiede, dunque, l’intervento dei Supervisors che, però, nulla possono fare.
La Williams non si placa e, fra le lacrime, va oltre ammettendo che, se lei deve essere considerata una ladra, allora lo è pure l’arbitro. A questo punto scatta un’altra “punizione”: il game perso con buona pace della Osaka che, senza giocarlo, sale 5/3.
Le giocatrici tornano in campo, Serena chiama a sè tutta la concentrazione e vince il game. 5/4 Osaka e servizio. La giapponese non si fa distrarre (Serena aveva continuato nella sua protesta verbale contro l’arbitro) ed entra nella storia del suo Paese come prima donna nipponica a conquistare uno Slam.
A questo punto abbraccio di Serena all’avversaria in lacrime, pubblico che fischia e festa rovinata per, diciamo noi, troppo zelo dell’arbitro.
Serena avrebbe probabilmente perso comunque, ma in una finale Slam crediamo che un giudice di sedia debba cercare di placare gli animi, piuttosto che aizzarli.
Sta di fatto che all’edizione 2018 US OPEN: vince Osaka, furia Williams e polemiche che, ne siamo certi, dureranno ancora per parecchi giorni.