Andy Murray bissa a Wimbledon vincendo in tre set su Milos Raonic. Suo il titolo 2016 dopo quello vinto nel 2013
Andy Murray bissa a Wimbledon non senza fatica contro un Milos Raonic, solido e determinato, ma non abbastanza.
Si è capito che Andy non avrebbe mollato quando, ad un micidiale servizio di Raonic “sparato” a 236 e passa Km, ha risposto senza nulla fiatare.
Dagli spalti, intanto, mamma Judy e coach Lendl e la facevano da padroni, nel senso che qui, in Inghilterra, Brexit o non Brexit, è Andy Murray a giocare in casa.
Il pubblico, seppur senza esagerare perché l’etichetta, qui, ha ancora un valore, era tutto per lui: per questo scozzese adottato da Londra e applaudito e venerato anche dal Royal Box nel quale troneggiavano i futuri reali William e Kate.
Murray rinnova, quest’oggi i lontani fasti del tennis britannico ancora legato a quel Fred Perry che tutto vinse negli trenta e che non fu più bissato fino all’arrivo del giovane scozzese Andy Murray.
Alla sua 11a finale in uno Slam, Murray si è trovato di fronte Milos Raonic, un giocatore diverso da quelli più quotati ed attesi; canadese, quindi non avvezzo all’erba londinese, per la prima volta in una finale di un Major ma con uno staff di coach da competizione: Piatti/McEnroe/Moya.
Raonic, dal canto suo, ha provato ad affidarsi al servizio, ma la capacità di risposta di Murray ha abbassato tutte le percentuali di riuscita del canadese che si è ritrovato da una media di 23 ace ad incontro a soli 8 piazzati allo scozzese.
Il canadese, nato in Montenegro, ha provato anche a far leva sul dritto ad uscire che tanto aveva impensierito Federer, ma la muraglia Murray è stata implacabile.
Dal canto suo Andy Murray ha provato a tener lontano l’avversario dalla linea di fondo giocando sul fatto che Raonic, dall’alto dei suoi quasi 2 metri, non è molto agile e veloce negli spostamenti.
La strategia di McEnroe di mandarlo a rete più spesso sarebbe stata sicuramente più vincente se Raonic avesse avuto le stesse capacità nelle volée del suo coach, ma tant’è.
Alla fine doppio tie break e Murray visibilmente potato alla vittoria che è arrivata, infine, con il punteggio di 6-4 7-6 (3) 7-6 (2).
Andy Murray bissa a Wimbledon e sugli spalti si commuove anche Ivan Lendl, tornato nello staff dello scozzese, e sciolto in un abbraccio con mamma Judy con tanto di lacrime agli occhi.
“Una liberazione e una gioia immensa tornare a vincere Wimbledon”, ha detto, invece, un Andy Murray emozionato.
il 29enne di Dunblane, già vincitore qui nel 2013, porta a casa, così, il suo terzo titolo in un Major diventando il 12° giocatore dell’era Open a superare le due vittorie in uno Slam.