Serena Williams e le accuse di sessismo

All’indomani della sfuriata vista agli Us Open, web e stampa si scatenano con Serena Williams che ha tirato in ballo la questione sessimo

Serena Williams e le accuse di sessismo : all’indomani della sfuriata andata in scena nel corso della finale dello Us Open, la polemica impazza via web e a mezzo stampa.

Si discute dell’arbitro Carlos Ramos, della reazione di Serena e del fatto che la vittoria di Naomi Osaka sia stata oscurata da tutto questo proliferare di critiche.

Dal canto mio ammiro, e ho sempre ammirato, Serena Williams, ma proverò ad essere Super Partes nella vicenda per cercare di capire come è realmente andata e, magari, smorzare un pò i toni.

Punto primo: il tennis è uno sport che, mentalmente parlando, è devastante. Ho letto commenti in cui lo si paragonava al calcio, ma, mi spiace dirvi che è quanto di più lontano possa esserci. Provate a leggere come Andrè Agassi descrive in Open le sensazioni che si provano su un campo da tennis e capirete di cosa sto parlando.

Detto questo mettetevi nei panni di Serena Williams: per una come lei, un modello a cui tanti fanno riferimento, non dev’essere semplice gestire i momenti in cui va tutto storto.

Se di colpa possiamo parlare, l’appunto che ci siamo permessi di fare al giudice di sedia è proprio questo: ok il regolamento, ma quante volte si è chiuso un occhio sul coaching o sul racket abuse?

Si sta giocando la finale di uno Slam, sei in mondovisione , vedi uno dei due giocatori sull’alterato andante e cosa fai? Rincari la dose? Concordo con Novak Djokovic, peraltro amico di Serena e tante volte “graziato” dagli arbitri , quando dice che: ” … maybe the chair umpire should not have pushed Serena to the limit, especially in a Grand Slam final. He did change the course of the match. It was, in my opinion, maybe unnecessary. We all go through our emotions, especially when you’re fighting for a Grand Slam trophy

Esatto: “spingere fino al limite”! Intendiamo dire proprio questo: probabilmente Serena avrebbe perso comunque, ma perché spingerla fino al limite? Perché farla arrivare alle lacrime e persino a rendersi ridicola con quel: “io sono madre“, come a dire che, in quanto tale, è una persona onesta e non una che vuole rubare la partita?

E poi, eccola lì, la questione “gender gap a sottolineare, come se ancora non lo sapessimo, che nel tennis esistono disparità tra uomo e donna.

Serena l’ha tirata fuori per dire che, se ci fosse stato in campo un collega maschio, tutto questo non sarebbe successo. Vero, aggiungiamo noi, ma dipende sempre da chi si trova in campo. Il buon Fabio Fognini, noto per le sue intemperanze, è sempre “punito” a dovere, per esempio. Non così per altri come il già citato Novak Djokovic, graziato al Roland Garros di quest’anno per aver distrutto la racchetta (tanto per citare una delle tante volte in cui è successo), o per i Super Big come Roger Federer e Rafa Nadal (di scheletri nell’armadio ne hanno anche loro) e via dicendo.

Le differenze di sesso ci sono anche a livello di prize money perché, se è vero che negli Slam il bottino vinto è uguale per maschi e femmine, nel resto del Circuito la cifra vinta a disposizione delle donne è sempre inferiore a quella maschile.

Non a caso, nella classifica dei 100 atleti più pagati, non c’è nemmeno una donna. Serena, però, è ancora la più ricca, anche se non ha giocato per più di un anno durante gravidanza e maternità, ha guadagnato 62 mila dollari in tornei e 18,1 milioni in sponsorizzazioni. Cifra importante, ma considerate che il centesimo giocatore ATP  supera i 22 milioni!

Tanto per continuare, le differenze non finiscono qui, basti pensare alla giocatrice francese Alizé Cornet, ammonita per essere rimasta in reggiseno mentre si cambiava la maglietta a bordo campo. Si è mai sentito di un richiamo o di un warning dato agli uomini che restano a petto nudo? Mai! E, sempre in tema di Slam, alla Williams è stato detto che la tuta nera attillata, indossata al Roland Garros, non sarà più permessa, ma quando Andrè Agassi giocava in pantaloncini di jeans o con gli scaldamuscoli colorati, tutto era concesso (per non parlare degli orrendi “pinocchietti” indossati da Rafa Nadal!!!).

Forse parlare di sessismo è avventato, ma le differenze ci sono e si vedono.  Billie Jean King , per esempio, ha twittato: “Quando una donna mostra le sue emozioni è isterica e per questo è penalizzata, se lo fa un uomo è solo estroverso“.

Tweet Billie Jean King su Serena Williams

La stessa WTA, sempre attenta alle discriminazioni di genere, si è schierata al fianco di Serena Williams.

Con questo non giustifichiamo il moto di rabbia della giocatrice americana, ma la comprendiamo e troviamo di cattivo gusto, ad esempio, la vignetta realizzata da Mark Knight per l’Herald Sun.

Knight ha ritratto la Williams nei momenti successivi alla fine della partita con l’arbitro che si rivolge all’altra tennista chiedendole: “Ma non puoi lasciarla vincere?”. Simpatica si, ma di cattivo gusto.

vignetta realizzata da Mark Knight per l’Herald Sun.
La vignetta su Serena Williams, realizzata da Mark Knight per l’Herald Sun.

Tra i tanti che sono intervenuti sulla faccenda “sessismo” si è espressa anche Martina Navratilova che ha detto: “Aveva il messaggio giusto sulla mancata uguaglianza delle donne, ma non era il momento giusto per lanciarlo“.

Insomma su Serena Williams e le accuse di sessismo si è dibattuto, si dibatte e si dibatterà ancora.

Quello che posso dire è che, in quanto donna, capisco la fragilità che ci contraddistingue e, proprio per questo, non  me la sento di demonizzare chi si è mostrata “debole” in pubblico, pur chiamandosi Serena Williams!

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